Visitare il Marocco nel suo mese più importante è stata un’ occasione unica, che ho colto al volo e senza grandi riflessioni. Oggi infatti parliamo di uno degli aspetti più interessanti della mia esperienza qui, ovvero cosa e dove mangiare in Marocco durante il Ramadan.
Cos’è il Ramadan
In breve, è il nono mese del calendario islamico, durante il quale osservare il digiuno dall’alba al tramonto.
Inoltre, durante i 29/30 giorni (più le due settimane precedenti) i fedeli devono astenersi dal consumo di bevande alcoliche, tabacco e rapporti sessuali. I bambini, donne in stato di gravidanza o allattamento, malati gravi e persone che stanno affrontando un viaggio, possono essere sollevati da tale precetto, salvo poi recuperare durante un altro periodo a loro scelta.
Si tratta di un momento speciale da dedicare alla contemplazione e alla riflessione, focalizzando l’attenzione sulla devozione a Dio e sull’autocontrollo.
Il digiuno è il quarto dei Cinque pilastri dell’Islam. In alcuni Paesi, trasgredirlo in pubblico comprende sanzioni, anche a livello penale.
Il Ramadan dà la possibilità all’uomo di comprendere a fondo l’autodisciplina, la pazienza e l’amore: questo periodo di privazioni permette ai fedeli di immedesimarsi nel disagio di coloro che sono costretti ad affrontare una vita di stenti. Un’idea, quest’ultima, che mi ha affascinata tantissimo.
La conclusione del Ramadan è celebrata con una grande festa in piazza, l’Eid.
La mia esperienza
Da un anno a questa parte frequento degli amici marocchini, ed è stato davvero bello vederli intenti nei preparativi.
Un momento magico per mangiare insieme e sentirmi parte di un qualcosa di grande, nonostante non mi riguardasse minimamente.
Per noi è iniziato a Cagliari e si è concluso a Meknes.
Ho cercato, per quanto mi fosse possibile, di seguire i loro ritmi. Per i turisti mangiare e bere in strada non è vietato, ma non l’ho trovato appropriato. Penso inoltre che ci si abitui facilmente, infatti di solito facevo una colazione molto abbondante con caffè o the, vari tipi di pane, burro e miele e poi mangiavo nuovamente per l’iftar.
Le poche volte che ho pranzato, mi son dovuta adattare ai locali turistici. Questo perché le attività riaprivano verso le 11 e i ristoranti direttamente la sera. C’è anche da dire che sono abbastanza cari per gli standard marocchini e di tradizionale hanno ben poco. Nel complesso gradevoli, soprattutto per le location, che solitamente hanno belle viste o sono all’interno di coloratissimi riad. Se non vi ispira questa soluzione, potete comprare qualcosa la notte prima, ma non aspettatevi alternative perché sarà parecchio difficile.
Per quanto riguarda l’iftar, buttatevi sui localini con i tavoli per strada, chioschi, carretti.
Il miglior iftar l’ho mangiato in un locale a Gueliz, Marrakech. Il totale è stato di circa 2 euro a testa, bevande comprese. Questo è il prezzo medio.
Al tramonto la città si blocca. Qualcuno va in moschea, ma la maggior parte corre a casa o nei locali. Il digiuno si rompe con un dattero e il latte. Poi il silenzio. Si comincia a mangiare.
Cosa mangiare
L’iftar è sicuramente il pasto più importante, quello che interrompe il digiuno.
Essendo una religione condivisa da tante culture, anche molto distanti, gli elementi di questo pasto cambiano parecchio.
Nel post ovviamente vi parlerò di quella che è stata la mia esperienza con la cucina marocchina, sia a casa, che durante il mio viaggio.
A loro piacciono tantissimo i dolci, ma questo lo noterete in qualsiasi periodo dell’anno. Sicuramente durante il Ramadan troverete ancora più scelta, visto che alcuni vengono preparati appositamente.
Tra questi, i miei preferiti: gli chebakia.
La pasta viene preparata con farina, uova, acqua di fiori d’arancio, aceto, zafferano, gomma arabica, mandorle, anice, cannella, sesamo, olio di oliva e sale. L’impasto viene poi modellato e fritto. Ancora caldi, si immergono nel miele e poi vengono cosparsi da una pioggia di semi di sesamo.
I miei amici mi raccontano che le mamme dedicano anche giornate intere a questi dolci, non tanto per la preparazione dell’impasto e per la cottura, quanto per la modellazione.
Durante il Ramadan, li vedrete consumare con la zuppa, l’harira. Magari vi sembrerà anomalo, ma fidatevi. Superati i primi dubbi vi godrete un’accostamento totalmente inedito, ma penso vi piacerà… A me di sicuro!
Come viene cucinata questa zuppa? Gli ingredienti della ricetta base sono: carne (magari di pollo), cipolla, un gambo di sedano, un pugno di prezzemolo, pomodori, ceci, lenticchie verdi, vermicelli, avena macinata, concentrato di pomodoro, pepe nero, zenzero, curcuma, paprika, cannella e sale.
Anche se vi ho elencato la carne, non è molto comune il suo utilizzo, si preferisce quasi sempre una zuppa vegetale.
A questo punto, dopo datteri, latte, chebakia e harira, è il momento dell’uovo sodo con sale e spezie, succhi e spremute.
Per finire, the alla menta e pane. Vediamo insieme le varie tipologie di quelli serviti sia per l’iftar, che per colazione: msemen, quadrato e sfogliato, molto burroso e saporito; baghrir, una sorta di pancake pieno di piccoli alveoli, dovuti alla consistente quantità di lievito; harcha, una soffice focaccina di semolino; batbout, un vero e proprio pane, molto semplice e corposo, ha la forma di un disco.
Per farcire: miele e burro o marmellate assortite.
L’odore del the alla menta inonda la stanza, relax e silenzio. Qualcuno chiacchiera, guarda la vista o la tv e magari ci si sposta in un cafè per continuare a stare in compagnia.
Quindi? Ramadan si o no?
Dico assolutamente si!
Son convinta che vivere un Paese in un momento così speciale, sia un regalo inestimabile. Prima di quest’anno sapevo poco o nulla e avevo imparato tutto dai libri. Mi ha dato un’emozione grandissima, l’ho aspettato che neanche Natale da bambina. Da atea, credo che la gioia di questo periodo me la sia goduta solo a metà, ma è stato comunque sufficiente per capirne l’importanza e la bellezza.
Il Ramadan per quanto mi riguarda, potrei riassumerlo in: partecipazione, perché pur non essendo musulmana, mi son sentita parte di un qualcosa di grande, di festoso, ma anche un momento per riflettere e pensare a come migliorarsi; cibo, perché è un mese di digiuno, ma le notti si accendono tra the bollenti e dolci elaboratissimi; condivisione, perché è un momento soprattutto per mettersi in discussione, per donare, per far sedere al proprio tavolo anche chi non se lo può permettere, ma soprattutto di contribuire a una buona causa. Ogni anno viene stabilita una somma che, soldi permettendo, ogni musulmano deve donare ai più bisognosi. Quest’anno la cifra era fissata a circa 6 euro. Ingenuamente ho chiesto “Così poco? Mi sembra praticamente inutile”. La risposta è arrivata più veloce di ogni mio dubbio “Immagina quanti musulmani ci sono al mondo, tante gocce che formano un mare. E allora si che 6 euro fanno la differenza”.
Tiriamo le somme
Il Marocco mi ha dato tanto. Ho avuto bisogno di parecchio tempo per interpretare tutti gli stimoli che mi hanno sollecitata e ci sto ancora lavorando. Il tempo per capire e per tornare ci sarà, spero sempre con questa gioia, così da godere di tutte le complessità di un posto con un fascino davvero incalcolabile.
Fino ad ora ho sentito di aver fatto dei viaggi in un certo senso “facili”. Certo son stata in Bosnia, un Paese con delle ferite di guerra ancora ben visibili o in Ucraina, dove addirittura son proprio aperte. Nonostante ciò, ero ancora in quello che mi piace chiamare “Universo Europa”, dove gli standard sono in qualche modo assimilabili.
In Marocco non è stato così. Il mio piccolo shock culturale è durato davvero poco, ma c’è stato ed è per questo che mi spiace vedere continuamente come viene banalizzato da post inutili sui social.
Quando si viaggia è nostro dovere spendere del tempo per capire chi abbiamo davanti.
I cafè custodiscono così tante storie che non basterebbe una vita, ma siete fortunati perché ai marocchini piace raccontarle. Adorano chiacchierare. E allora ascoltate, o almeno provateci. Questo non significa certo che siano a vostra disposizione.
Spesso pensiamo che la nostra apertura presupponga quella degli altri, ma è un grande sbaglio. Ho capito che non si dovrebbe mai dare queste cose per scontate. Fuori dall’euforia di Marrakech, ho trovato una piccola porzione di quello che è il Marocco nella sua quotidianità, ma per trovarlo ho avuto bisogno di arrivare a Casablanca o a Meknes. I siti da visitare son pochi, ma le persone non sono abituate al turismo e non lo vivono minimamente come una possibilità di guadagno. Nessuno vi fermerà mai per vendervi qualcosa.
Proprio a Meknes siamo stati in un piccolo riad. Un posto di quartiere, con i bambini fuori dalla porta che giocavano a calcio. Qui abbiamo anche passato l’ultimo giorno di questo mese indimenticabile.
L’iftar finisce, le strade delle città si animano nuovamente e le piazze si accendono con musica e profumi. I bambini elegantissimi e truccati inondano le strade. Luci accese, continua la festa e il Ramadan volge al termine.
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Come sempre, ci vediamo su Facebook, Instagram e Pinterest, zaino in spalla e sketchbook alla mano!
A presto,
Gaia
Effettivamente mi ero sempre chiesto nel periodo del ramadan come fosse gestita la situazione dei turisti. Condivido il tuo parere sul mangiare ok, ma tenere un certo rispetto per queste persone e per la loro terra.
In Marocco è veramente facilissimo, per noi non cambia nulla. È stata una mia libera scelta. Nel caso fossi curioso, ti consiglio davvero di viverlo in questo periodo!
Mi hanno sempre affascinato tradizioni diverse dalle nostre, sia che si tratti di quelle culinarie che di quelle di tipo religioso o locale.
Sono rimasta colpita dalla tua descrizione del periodo trascorso in Marocco durante il sacro mese del Ramadan. In particolare ho apprezzato il tuo rispetto nei confronti di questo momento di questa terra, della quale mi sono sempre piaciuti molto l’ospitalità ed il rispetto per lo straniero.
Maria Domenica
Grazie davvero per le tue parole! È un periodo davvero affascinante e ti consiglio assolutamente di viverlo, credo che il mio racconto sia riduttivo. 🙂
Sai che amo il tuo modo di vivere e raccontare il Marocco. Siamo privilegiate a poterlo vivere attraverso gli occhi della gente del posto. Spero di partecipare al Ramadan, prima o poi, anzi ne sono certa! Intanto mi sono cibata del tuo racconto prezioso.
Solo questione di tempo! Prima o poi toccherà anche a te e sarà veramente bellissimo. Grazie come sempre!
Bellissimo articolo che ho letto con sincero piacere perché la tua scrittura è molto coinvolgente e mi ha fatto comprendere un po’ delle emozioni che hai vissuto. Io sono stata in Marocco proprio pochi mesi fa, l’ho vissuto molto più da turista, ma anche io posso dire di aver avuto un piccolo shock culturale. per questo ho approfondito molto volentieri l’approccio con il Ramadan grazie al tuo racconto!
Grazie Nicoletta. In Marocco ci sono tantissime cose da vedere, magari al prossimo ti capita di tornare proprio in questo periodo!
Purtroppo penso non sia facile entrare in contatto con queste tradizioni.
Un certo coinvolgimento si sente davvero solo nei Paesi a maggioranza musulmana, ma anche qui in Italia basta incontrare le persone giuste 🙂
Grazie Sara!
Ne è valsa la pena. 🙂
Mi è piaciuto il tuo approccio. Partecipazione ha molteplici significati e tu li incarni tutti: empatia con il luogo che ti ospita, rispetto per le usanze e la religione delle persone con cui stai socializzando, scoperta di modi nuovi di essere…
Mi hai fatto ricordare dei periodi passati con gli amici marocchini nel mio paese, una cerimonia che mi è piaciuta molto è quella che chiude il Ramadam, si tenne nel parco comunale del nostro paese ed è stata un’esperienza unica e davvero molto bella!
Credo che tu sia riuscita a vivere in profondità il ramadan, riuscendo a percepirne il carico emotivo e spirituale fino in fondo, grazie alle tue conoscenze sul posto… Da turista senza contatti diretti non so se riuscirei a viverlo come hai descritto te… Grazie comunque per il racconto: hai mostrato il ramadan con occhi diversi!
Ciao Veronica! La cucina marocchina è davvero deliziosa, non te ne pentirai. Vale la pena aspettare. 🙂
Le città grandi come Marrakech o Fes sono molto turistiche, quindi non ti preoccupare. Troverai tantissime ragazze, molte viaggiano da sole. Anch’io di solito non ho compagni di viaggio e penso che in Marocco mi sarei trovata bene anche senza di loro.
A Marrakech c’è addirittura una polizia che gira in borghese per garantire che i turisti non abbiano alcun problema.
Riguardo al Ramadan, ripeto che per i turisti è assolutamente legale consumare cibo e bevande anche durante la giornata. Anch’io l’ho fatto, semplicemente ho cercato di evitare il più possibile.
Fammi sapere come va, se deciderai di andare! 🙂